Sgomberi o diritto all’abitare? Facciamo chiarezza!

Mercoledì 31 luglio l’Amministrazione Comunale di Sesto San Giovanni ha deciso di sgomberare gli inquilini della Casa Albergo di via Fogagnolo 29, che fino a quel momento era una struttura che offriva un tetto e un riparo a tante persone con fragilità. Facciamo chiarezza sulla vicenda.

Poter abitare a Sesto San Giovanni è diventato un privilegio

Per studentesse e studenti, per giovani, per persone con fragilità o con difficoltà economiche, ma anche per lavoratrici e lavoratori, trovare casa nella nostra città è sempre più difficile, a causa del costo degli affitti sempre più elevato, un crescente costo della vita e stipendi che, invece, restano bassi.

In questi mesi, insieme alle altre forze dell’opposizione, abbiamo sempre partecipato alla lotta per il diritto all’abitare, in solidarietà con gli abitanti della Casa Albergo e a fianco di Unione Inquilini, perché il diritto ad una casa è fondamentale per permettere alle persone di autodeterminarsi.

La casa è un diritto per tutte e tutti, ma questo diritto viene costantemente calpestato nella nostra città, e non solo. Mercoledì 31 luglio l’Amministrazione Comunale di Sesto San Giovanni ha deciso di sgomberare gli inquilini della Casa Albergo di via Fogagnolo 29, che fino a quel momento era una struttura che offriva un tetto e un riparo a tante persone con fragilità. Nel farlo sono state pubblicamente diffuse falsità o informazioni parziali, per giustificare una politica che colpisce i poveri e i più fragili, e che invece non contrasta la povertà e non sostiene i più fragili.

Per questo motivo riteniamo sia il momento di fare chiarezza.

Cos’era la Casa Albergo?

Era una struttura nata per ospitare temporaneamente chi si trovava in difficoltà nel trovare un alloggio stabile. Inizialmente ne beneficiarono soprattutto lavoratori precari e studenti fuori sede, ma progressivamente era diventata un punto di riferimento che ospitava persone in difficoltà e con fragilità: intere famiglie, persone con gravi problemi di salute, uomini e donne che si trovavano improvvisamente senza un alloggio e che qui trovavano riparo, donne vittime di violenza.

Il Sindaco Di Stefano ha detto che è stata sfrattata la Fondazione vvVincent. Di cosa si tratta?

Innanzitutto non è stata sfrattata una fondazione, sono state sfrattate 40 persone. In secondo luogo, la Fondazione che gestiva attualmente la struttura era stata individuata tramite affidamento diretto (quindi senza alcun bando di gara) da parte dell’attuale Amministrazione Comunale nel 2018. Nel 2021 è nato un contenzioso tra amministrazione e Fondazione perché la Fondazione ha smesso di pagare il canone annuale che doveva al Comune pur continuando a riscuotere i soldi degli ospiti sino a pochi mesi fa. 

L’edificio non era sicuro?

L’edificio era sicuro quando è stato riconsegnato dalla Fondazione San carlo nel 2018 ed è stato assegnato alla Fondazione  vvVincent.  Negli anni successivi, anche a causa di mancate manutenzioni – molte peraltro non previste dal contratto di affidamento – l’edificio è stato considerato non sicuro dal punto di vista delle norme antincendio e la struttura ha incominciato a presentare diversi problemi. Per questo necessitava di interventi e investimenti, che non possono però essere usate come giustificazioni per gli sfratti.

Cosa vuole fare l’Amministrazione di quell’edificio?

La volontà dell’Amministrazione è quella di venderlo. L’edificio è stato infatti inserito nel piano delle alienazioni e a febbraio 2024 ha ricevuto una manifestazione di interesse per l’acquisto da parte della società INVIMIT SGR S.P.A. con un importo non vincolante incluso nel range tra € 2.221.000,00 e € 2.326.000,00.

Gli inquilini erano abusivi?

No, gli inquilini non erano abusivi e pagavano regolarmente l’affitto per restare nella struttura. Ciò detto, le accuse di “abusivismo” riguardano spesso persone che vivono situazioni di estrema fragilità e precarietà, che richiederebbero la presenza delle istituzioni e della politica, perché la vera ingiustizia sono le case popolari lasciate vuote e non assegnate, e i diritti continuamente negati, non le persone che si battono perché il diritto all’abitare sia garantito.

Come sono arrivati alla Casa Albergo queste persone?

Gli ingressi erano gestiti direttamente dalla Fondazione vvVincent, che riscuoteva l’affitto delle persone e pagava un canone annuale di 46 mila euro oltre Iva all’amministrazione comunale. 

Sono state trovate alternative agli (ex) inquilini, specie quelli con più fragilità?

L’amministrazione sestese aveva un obbligo formale per i cittadini residenti e non poteva non occuparsene, soprattutto se con minori. A loro sono state proposte soluzioni provvisorie per uscire dalla casa Albergo, quasi tutte accettate dai residenti; queste alternative sono però provvisorie e non rispondono, come accaduto anche in molti altri casi, alle reali esigenze delle persone. A tutte le persone fragili, a cui è stata negata la residenza fittizia, non è stata data alcuna possibilità. 

Le persone che abitavano nella casa albergo dove avevano la residenza (Sesto/Milano)? 

La maggior parte delle persone aveva la residenza a Sesto San Giovanni, altre invece a Milano o in altri comuni. Non era un obbligo avere la residenza a Sesto, ma molte persone che lì soggiornavano hanno chiesto nel tempo la residenza fittizia al fine di poter avere garantiti alcuni diritti fondamentali (tra cui il medico di base) ma a moltissimi di loro questa è stata negata dall’Amministrazione.

Cosa significa avere residenza fittizia?

È una residenza anagrafica concessa alle persone senza dimora presenti sul territorio e che consente loro di accedere ai servizi di welfare della città, di attivare importanti diritti di cittadinanza e di ricevere la corrispondenza personale all’indirizzo messo a disposizione. È un dovere amministrativo che ogni Comune deve assolvere. 

Cosa significa questa cosa in termini di chi deve provvedere a trovare soluzioni alternative?

Essere cittadino significa che il Comune ha l’obbligo, attraverso i servizi sociali della città, di aiutare e sostenere le persone fragili a trovare soluzioni abitative e percorsi di sostegno per uscire da un momento buio come la perdita di lavoro, problemi di salute invalidanti, casi di violenza familiare e altre difficoltà o fragilità.

2 commenti su “Sgomberi o diritto all’abitare? Facciamo chiarezza!

  1. Ogni cittadino sestese non può che indignarsi di fronte a tanta ingiustizia, e chiedere ai nostri amministratori di assegnare una casa comunale (tante sono vuote) a chi è rimasero per strada.
    Un testo in questo senso con una mail di riferimento sarebbe utile.

  2. Basta dobbiamo denunciare i gestori x maltrattamenti danni fisici morale economici.ecc.Dio no li perdona.ci devono dare la cauzione ecc..ladri schifosi molestatori minacciosi lei Angela di Marzio lui Danilo Burdisso.

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