In questo momento in cui è evidente che anche la nostra città sta vivendo un periodo di grande insicurezza nel proprio territorio, noi di Città in Comune siamo convinti che compito dell’Amministrazione comunale dovrebbe essere quello di sostenere tutti i cittadini, le associazioni e le realtà informali che hanno voglia di impegnarsi per costruire reti e presidi che in città.
Giovedì 26 ottobre in Consiglio Comunale questa Amministrazione ha riconosciuto di essersi sbagliata sugli spazi di via Giardini 32: dopo aver cercato di vendere quello spazio che era sede di Avis da moltissimi anni e dopo tre aste infruttuose, ha decido di togliere quell’immobile dal Piano delle alienazioni ed inserirlo in quello delle valorizzazioni, perché utile alla città e al Comune per collocarci nuovi servizi ai cittadini.
Come Città in Comune pensiamo che la vicenda di via Giardini 32 sia un un esempio emblematico e un simbolo in positivo di quello che si potrebbe fare rispetto anche a tutti gli altri immobili che sono ancora nel piano delle alienazioni, ovvero via Giardini 8 e via Giardini 50, spazi in cui hanno sede associazioni che vivono e lavorano con la comunità e anche con l’Amministrazione comunale. Basti pensare che in via Giardini 8 hanno sede sia l’Auser che il Cai oltre a FreeCamera mentre in via Giardini 50 ci sono i Maestri del lavoro, Ventimila Leghe e i Mutilati ed Invalidi.
Queste realtà meritano che la loro sede resti dov’è, anche per il prezioso lavoro nel territorio e a supporto delle attività dei servizi comunali. L’amministrazione deve rimuovere anche quelle sedi dal piano delle alienazioni e valorizzarle, perché anche le aste di vendita di quegli spazi sono andate a vuoto per ben tre volte dimostrando che non c’è un’esigenza di mercato.
Solo così si può evitare che la città sia ulteriormente impoverita dalla rimozione del ricco tessuto associativo che la caratterizza e quegli spazi non facciano la stessa fine dell’ex sede del Centro Sociale Silvia Baldina in via Forlì, oggi completamente abbandonata e coperta di foglie e rami caduti.
Ancora non riusciamo a capire quale sia stato il percorso che ha portato questa Amministrazione a decidere di alienare immobili invendibili sul mercato immobiliare costringendo alcune associazioni ad andarsene e altre a ridimensionare fortemente la propria attività.
Se certamente non è l’incidenza degli incassi poco determinanti nel Bilancio comunale, forse è stata la miope volontà di cancellare pezzi di comunità percepiti pregiudizialmente come ostili?
E’ ora di fare un salto di qualità perché oggi Sesto San Giovanni è spenta e ha bisogno di tornare ad essere protagonista di socialità e cultura.