A SESTO SAN GIOVANNI IL NUOVO REGOLAMENTO DEI BENI CONFISCATI ALLE MAFIE

Nel Consiglio Comunale del 26 ottobre come Città in Comune abbiamo votato a favore dell’approvazione del “Regolamento per l’acquisizione, l’assegnazione e il monitoraggio dei beni confiscati alla criminalità”.

I beni confiscati dallo Stato per legge, se non trattenuti per fini istituzionali, vengono assegnati in primis ai Comuni, che hanno il compito di restituirli alla comunità trasformandoli in opportunità di sviluppo e crescita. Il Codice Antimafia indica le modalità di assegnazione dei beni e possibili ipotesi di riutilizzo lasciando però ampi spazi discrezionali all’Ente. La normativa, di per sé dettagliata, non richiede all’Ente di dotarsi di un regolamento, ma riteniamo che averlo discusso e votato all’unanimità in Consiglio Comunale abbia costituito un passaggio importante per riaffermare, anche nella nostra città, il principio di legalità.

Confrontando il testo del Regolamento con quelli adottati da altri Comuni e avendo ben presente che a livello nazionale le iniziative sociali attive sono meno di 2.500 su circa 43.000 immobili confiscati, siamo convinti che se è necessario il pieno rispetto di trasparenza e imparzialità nelle assegnazioni, è altresì fondamentale facilitare l’accesso ai bandi. In questo senso abbiamo sottolineato due elementi di potenziale fragilità.

Innanzitutto, in caso di assegnazione per finalità sociali a enti del terzo settore è richiesto che siano costituiti da almeno un anno, escludendo dai bandi quei soggetti, spesso legati al mondo giovanile, che nascono proprio per perseguire il riutilizzo di quel determinato bene e che sono penalizzati dal fatto di non avere esperienza. Su questo, abbiamo chiesto all’amministrazione comunale di impegnarsi a costruire percorsi virtuosi con le realtà del territorio, non solo informandole, ma aiutando e sostenendo laddove vi siano idee che possono trasformarsi in progetti concreti di riutilizzo.

L’altro elemento di debolezza riguarda la durata del periodo di assegnazione che non viene definita, ma genericamente indicata come “funzione dell’investimento sul progetto di utilizzo del bene”. A nostro avviso questo costituisce un limite per quei progetti che richiedono continuità nel tempo e investimenti non solo per il ripristino del bene, ma anche per l’attuazione del progetto stesso ed il suo ritorno in termini sociali. Abbiamo perciò suggerito di ipotizzare una durata di almeno 7 anni rinnovabile per un secondo mandato, come accade in alcuni comuni italiani.

Se il regolamento, seppur necessario, non è da solo uno strumento sufficiente per garantire alla comunità la restituzione dei beni confiscati, è invece necessario che l’Amministrazione investa sulle idee, costruisca reti e progettualità, supporti e accompagni attivamente i soggetti interessati anche nella ricerca delle risorse finanziarie necessarie che spesso sono il vero grande limite del mondo del volontariato e del terzo settore.

Questa Amministrazione saprà e vorrà farlo?

Di seguito l’elenco dei beni confiscati alle mafie nella nostra città